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Centro Documentazione Artepoesia Contemporanea “Angelus Novus” – L’Aquila
Fondato nel 1988 – Art director Antonio Gasbarrini

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COMUNICATO STAMPA

ZRAlt! Il numero doppio 23-24 della rivista trimestrale multimediale è online

Sul sito di Angelus Novus (www.angelus-novus.it) è stato appena pubblicato il numero doppio

23 24 della rivista culturale trimestrale multimediale monotematica ZRAlt! (diretta da Antonio Gasbarrini, Angelus Novus Edizioni – L’Aquila) dedicata al binomio “Catastrofe & Creatività”.

Online sono disponibili tutti i numeri (usciti in questi primi sei anni di attività) contenenti nel complesso circa 200 tra saggi, articoli ed editoriali, ognuno dei quali è supportato da slides, portfolio, filmati, cataloghi o libri d’arte scaricabili gratuitamente, ecc.

Qui di seguito si riportano il testo dell’Editoriale, l’Indice binario ed il “paginone” con titoli ed immagini.

Grazie per la cortese collaborazione

http://zralt.angelus-novus.it/ – http://www.zralt.it

EDITORIALE

Con questo numero doppio 23-24 di ZRAlt!, sostanzialmente dedicato alla traballante Europa e ad alcuni interstizi delle ricerche d’avanguardia più avvedute, il trimestrale della Zona Rossa Alt! continua, imperterrito, il suo zigzagante viaggio tra alcune pieghe più significative dell’arte e della cultura contemporanee. Per il primo aspetto, l’Europa, si è deliberatamente dato risalto, nel paginone, alle lingue francese ed inglese, pubblicando due testi originali e le rispettive traduzioni in italiano, in modo che, almeno sul piano della ricerca estetica, pretenziosi ed antistorici sovranismi di marca più o meno fascistizzanti, siano relegati nel buio angolino antidemocratico e anti-illuministico che ad essi compete.

Per il secondo, si è inteso dare una “lezione di stile” ad un irriconoscibile mercato dell’arte che ha posto ai suoi vertici artisti “a tutto kitch” come Jeff Koons, contrapponendogli le agili opere scaturite dalla libertà poetico-visiva di ricerche attestate apparentemente ai margini di quell’inquinato mercato.

Nella baumaniana società liquida in cui il tracimante fiume in piena dell’odio razziale e xenofobo e dell’imbecillità diffusa, sopratutto sui social del web, sta rinnegando i principi basilari etico-estetici di democrazie messe seriamente in discussione da mortifere pulsioni dittatoriali e nazi-fascistizzanti, la coriacea linea di resistenza-resilienza di un’arte che non ammette conciliabili e concilianti compromessi di sorta, balza subito agli occhi e si radica nel cuore, con il testo e le immagini di Pino Bertelli James Natchwey. Sulla fotografia del dolore e le lacrime dei vinti. Di fronte a quel terribile cromatismo bianco-nero dove esseri umani ridotti a zombi o con cadaveri ammucchiati alla rinfusa su un camion, come non reagire ad occhi aperti? Quegli stessi occhi aperti che nella rêverie di Gaston Bachelard ci consentivano di sognare nella dimensione onirica del sublime e della meraviglia, e che invece, in questa balorda società in cui l’egocentrismo più sfrenato sta prendendo il sopravvento non solo in Italia, ora ci stanno sprofondando tra i malefici miasmi di un incubo senza fine, dove le dolenti e dolorose istantanee di Natchwey assurgono al ruolo di simboliche frecce rimbalzanti dai macilenti corpi “sansebastianei” dei ritornanti Mrtiri di ogni insulsa guerra, infilzate ora tra cloroformizzate coscienze.

Più che smosse da Luigi Fabio Mastropietro con il suo “memento” sulle principali vittime dei tanti belligeranti conflitti in corso: i bambini. È il docufilm Con gli occhi di Amal (sue, sceneggiatura e regia, mentre nel testo possiamo contestualmente ascoltare, come di consueto per questa affiatata coppia creativa, la soundtrack composta ad hoc per ZRAlt! da Mari de Jesùs Correa) a marcare la cesura tra impegno militante e le “panciuta indifferenze”, di fronte alle giornaliere tragedie di questo o quel popolo, come quello yemenita, con una sfida creativa cinematografica vis-à-vis : «Con gli occhi di Amal è prima di tutto una sfida e probabilmente rimarrà una sfida con il dio del cinema fino all’ultimo fotogramma. È la sfida di riuscire a restituire la voce a chi non l’ha mai avuta. È la sfida e la scommessa di alcuni “cineasti” di restituire la voce ad Amal Ali, la bambina yemenita uccisa il 1° novembre 2018 dalla fame e dalla guerra ma anche dall’indifferenza. La sfida e la scommessa di restituire un corpo ad Amal, simbolo immortale delle indicibili sofferenze di tutte le bambine e di tutti i bambini yemeniti o di altra nazionalità che sono quotidianamente affamati e bombardati dai conflitti dimenticati che insanguinano il mondo».

Dalle invettive senza alcun pudibondo velo lessicale scagliate da Pino Bertelli contro l’edulcorante ed edulcorata “falsa fotografia” – a cui contrapporrà a breve il suo rigenerante Manifesto “Fotografia dei diritti umani” – ed alla innocenza rubata ad Amal, si può agilmente passare alla lettura di ben due saggi concernenti la poesia concreto-visiva ed altre sue rizomatiche espansioni semantiche, affrontate con indiscutibile competenza da Matteo D’Ambrosio (Di come Carlo Belloli, partendo dal “Poema preciso” marinettiano, divenne un precursore della Poesia concreta) e Gianni Fontana (Dalla maison poétique alla poesia totale. L’utopia concreta di Adriano Spatola).

Si deve all’ inedita, quanto capillare ricostruzione di un più che agguerrito studioso delle avanguardie storiche qual è il D’Ambrosio, non solo lo storicizzante riconoscimento di “precursore della Poesia concreta” tributato a Carlo Belloli, nonché l’influenza del “Poema preciso” marinettiano sulla sua ricerca, ma lo scioglimento di più di un nodo teoretico gravitante, a livello nazionale ed internazionale, attorno alle varie problematiche di questa rivoluzionaria forma espressiva.

Sempre in tale ambito è l’instancabile, giramondo performer Gianni Fontana, a tratteggiare da par suo, l’innovativa “poetica” (è proprio il caso di dirlo) di Adriano Spatola. Ecco uno dei tanti spunti del suo analitico testo ripercorrente tutte le fasi sia teoriche che creative del Nostro: «Più volte Spatola accenna a un iperspazio come continuum multidimensionale, entro il quale accede solo chi è capace di abbandonare gli esigui ambienti dell’istituzionalità, del corrente, del precostituito, per costruire un mondo da contrapporre a quello dato».

Ben quattro, sono poi gli interventi centrati sulle problematiche avanguardiste in ambito estetico, aperti con l’interrogativo posto da Antonio Gasbarrini in Che fine ha fatto l’arte d’avanguardia? Ne sa qualcosa l’artista Vito Bucciarelli. Interrogativo in buona parte chiarito, oltre che dal suo testo e da quello di Giuseppe Siano L’emergenza di una nuova estetica nelle performance di Marco Cardini, dagli altri firmati a quattro mani da Eva Rachele Grassi e Ermanno Senatore (Entre actualisations et potentialisations) e Roberta Semeraro (The Library for L’Aquila by Linda Karshan).

Mentre Antonio Gasbarrini pone una domanda retorica, la cui bruciante risposta non può non essere “una brutta fine”, contrapponendo alla stessa la vitale ricerca quasi cinquantennale dell’artista Vito Bucciarelli – tra i fondatori, agli inizi degli anni Novanta – del Movimento d’avanguardia dell’Arte Agravitazionale, Giuseppe Siano individua nell’arte cibernetica di Marco Cardini, una delle vie di scampo per rinnovare alla radice l’estetica contemporanea, sia dal punto di vista teoretico che pragmatico.

Dalla lettura dei due “AntiManifesti CyberDada” lanciati a Parigi circa un quarto di secolo fa, firmati ed onorati a tutt’oggi nell’area della capitale francese dall’instancabile attività espositiva ed editoriale di Eva Rachele Grassi ed Ermanno Senatore, nonché dai testi chiarificatori della loro poetica “altra” qui leggibili, è possibile discernere molto bene quale sia e in che consista il nocciolo duro di qualsivoglia neo-avanguardia che voglia proporsi come tale.

Chiude, ma nella sostanza apre l’ excursus avanguardistico e le sue propaggini, sino ad ora tratteggiato, Roberta Semeraro che ci fa conoscere da vicino, molto vicino, la poetica dell’artista americana Linda Karshan.La quale, per il suo tramite e nell’ambito del progetto Nove artisti per la ricostruzione elaborato dalla stessa critica d’arte veneziana, ha donato alla città terremotata dell’Aquila alcune sue opere, frutto d’una instancabile ricerca da cui emerge il : «suo personale e originale linguaggio artistico elaborato con una tecnica universale, nella quale il disegno diventa un atto scultoreo, che si ottiene con disciplina, esercizio e profonda concentrazione contando il ritmo del proprio respiro e in totale equilibrio con il corpo».

 INDICE BINARIO

Fotografia

James Natchwey. Sulla fotografia del dolore e le lacrime dei vinti di Pino Bertelli
Portfolio

Cinema

Con gli occhi di Amal di Luigi Fabio Mastropietro
Portfolio + 1 soundtrack

Arte

The Library for L’Aquila by Linda Karshan di Roberta Semeraro
Slides 
+ 2 video

Entre actualisations et potentialisation di Eva Rachele Grassi e Ermanno Senatore
2 video

L’emergenza di una nuova estetica nelle performance di Marco Cardini di Giuseppe Siano
1 video

Che fine ha fatto l’arte d’avanguardia? Ne sa qualcosa l’artista Vito Bucciarelli di Antonio Gasbarrini
Slides

Saggistica

Di come Carlo Belloli, partendo dal “Poema preciso” marinettiano, divenne un precursore della Poesia concreta di Matteo D’Ambrosio
Slides

Dalla maison poétique alla poesia totale. L’utopia concreta di Adriano Spatola di Gianni Fontana
Slides + 
1 video

 

ALCUNI  TITOLI DEL PROSSIMO NUMERO DI ZRAlt!

Pino Bertelli  Edward Steichen. Sulla fotografia nel boudoir

Antonio Gasbarrini  Le nuove frontiere creative dell’Estetica relazionale

Antonio Picariello    Il tempo delle arti. Ciclico, industriale, informatico. Wiva “Don Quijote”

Jörg Christoph Grünert  Arte e Natura

Francesco Correggia  La parola divina

Errico Centofanti  Un romanzo sul sacrificio dei giovani Nove Martiri Aquilani trucidati dai nazi-fascisti nel settembre del 1943

Alessandra Carducci  Perché in Italia non c’è ancora uno storicizzante Museo della moda?