Angelus Novus logo_piccolo

Centro Documentazione Artepoesia Contemporanea “Angelus Novus” – L’Aquila
Fondato nel 1988 – Art director Antonio Gasbarrini

www.angelus-novus.it – info@angelus-novus.it

ANGELUS NOVUS PRESS ANGELUS NOVUS PRESS ANGELUS NOVUS PRESS

COMUNICATO STAMPA

ZRAlt! Il numero 37 della rivista trimestrale multimediale è online

Sul sito di Angelus Novus (www.angelus-novus.it) è stato appena pubblicato il numero 35-36

della rivista culturale trimestrale multimediale monotematica ZRAlt! (diretta da Antonio Gasbarrini, Angelus Novus Edizioni – L’Aquila) dedicata al binomio “Catastrofe & Creatività”.

Online sono disponibili tutti i numeri (usciti in questi primi sette anni di attività) contenenti nel complesso oltre 200 tra saggi, articoli ed editoriali, ognuno dei quali è supportato da slides, portfolio, filmati, cataloghi o libri d’arte scaricabili gratuitamente, ecc.

Qui di seguito si riportano il testo dell’Editoriale, l’Indice binario ed il “paginone” con titoli ed immagini.

Grazie per la cortese collaborazione.

EDITORIALE

Catastrofi naturali e guerre: continua da andare di male in peggio. Creatività: così così. Questo il negativo bilancio che ZRAlt! – il trimestrale culturale-multimediale, monotematico incentrato proprio sul confronto bipolare di “Catastrofe & Creatività” – registra al momento della sua messa online di questo numero doppio, il 35-36.

E dire che nell’Editoriale scorso era stata data la dovuta evidenza all’Appello, firmato da oltre 50 premi Nobel, accademici ed altre figure di rilievo internazionale, lanciato con la parola d’ordine: «Riduciamo le spese militari del 2% per cinque anni, per affrontare i problemi del mondo».

Non l’avessero mai detto! Un sacrosanto Appello, il loro, letto ed interpretato però al rovescio, con la tragica invasione russa, tuttora in corso, dell’Ucraina e l’assoluto, ferale protagonismo delle armi di distruzione di “quasi massa”: con decine di migliaia di morti su entrambi i fronti, la brutale distruzione di intere città, l’esodo di milioni di cittadini ucraini (vecchi, donne e bambini, su tutti) e via di questo stramaledetto passo.

Purtroppo, non siamo stati cattivi profeti, nel prevedere (sempre nello stesso Editoriale), che le razionali ed illuministiche proposte dei 50, avrebbero sbattuto il muso contro la trionfante malvagità e demenza dis/umane:«“Disarmante Utopia” vs (contro) “Fosca Distopia”? Staremo a vedere. Ma il peggio del peggio sembra bussare alle porte».

Al momento non sappiamo come andrà a finire questa storiaccia del resuscitato imperialismo russo, dato lo stallo con cui la logorata, apotropaica parola “Pace”, non è dato conoscere dove si sia rifugiata. Ma, battere palmo a palmo il paludato terreno in cui versa anche l’eclissata ragione, è un kantiano imperativo categorico. Violenza e Guerra, Guerra e Violenza. Ci affidiamo, per diagnosticare al meglio questa gianica mostruosità, ad un paio di citazioni tratte dal vigilante, umanistico ed umanizzato pensiero di Hanna Arendt. Scrive la Arendt:«La violenza, essendo strumentale per natura, è razionale nella misura in cui è efficace nel raggiungere i propri  fini. […]. La violenza non promuove cause, né la storia, né la rivoluzione, né il progresso, né la reazione, ma può servire a drammatizzare le ingiustizie e a sottoporle all’opinione pubblica. […] La pratica della violenza, come ogni azione non cambia il mondo, ma il cambiamento più probabile è verso un mondo più violento». E, ce ne stiamo accorgendo.

Quale contrappeso a questa escalation omicida-suicida, in cui le catastrofi (ahimè al plurale), di matrice strettamente antropica anche quando la protagonista in assoluto sembra essere la Natura (si pensi alle sventure generate dal climate change), proviamo ad esplorare i tanti anfratti in cui la “Creatività”, nonostante tutto, è stata messa in campo dai collaboratori di questo stesso numero.

Cominciando subito con la lettura dei due testi collegabili, direttamente o indirettamente, alla tragedia ucraina, quali sono Dio è morto a Hiroshima e la fotografia del fiore di Loto l’ha sotterrato a Nagasaki di Pino Bertelli e Bandiere, simbolismo e sentimento di Francesco Correggia.

Il Fiore di loto, assurto a simbolo pacificante nella prima parte dello scritto bertelliano («si apre solo quando vuole debuttare sulla madre terra… e lì germoglia e sboccia in promesse d’amore che aiutano a superare avversità, perdite, malattie, ostacoli della vita… riesce a raggiungere la luce e donare, a chi lo vuole, la sacralità dell’eterno che si fa liuto, canto, officina!… raccoglie in sé le cadute, il rialzarsi ed effonde orizzonti in gocce di rugiada… il fiore di Loto non ha patria né simulacri da dispensare, tantomeno confessioni e assoluzioni da imporre…», nella seconda si fa avanti una rilettura critica di alcune foto scattate a ridosso della carneficina atomica a Hiroshima e Nagasaky, conferendo un’accentuazione pamphlettistica alle sue argomentazioni. Come avviene nel commentare la celeberrima immagine del Ragazzo col bambino morto sulle spalle scattata a Nagasaki dal marine Joseph Roger O’Donnell («nemmeno c’importa se il bambino sulle spalle è morto o stremato dalla fatica… il marine lo inquadra di sguincio… sull’attenti… obbedisce a un ordine… si vede… l’imposizione del vincitore? la devozione verso l’imperatore? l’inclinazione all’obbedienza cieca?… mah…».

Quanto all’intervento sul simbolismo identitario-patriottardo impregnato in ogni bandiera (chi non ha ancora sognato dopo l’invasione russa del 24 febbraio, quella blu e gialla ucraina?), Francesco Correggia ne ripercorre la stringente matrice ideologica, scrivendo:« Le bandiere stesse e ciò che rappresentano sono diventati non solo simboli e segni ma immagini, quasi carne delle cose, corpi di scontri e battaglie feroci. Il loro potere cresce sulle masse e si manifesta innalzandole o anche distruggendole, incendiandole come se con ciò si volesse distruggere non solo la fisicità di un vessillo di stoffa ma quella nazione, quel popolo, quella identità».

E, sono i vari apporti di carattere squisitamente letterario (anche nella loro teatralizzata versione) a sprigionare una taumaturgica energia liberatrice dai tanti incubi che ci stanno, giorno dopo giorno, assediando.

A dare il via a queste righe, anche per dovere di ospitalità nei confronti di un geniale scrittore (e non solo), è il testo Tre racconti di Serge Pey di Gianni Fontana – tratti dalla sua traduzione – nel libro Storie sarde di animali. Già i titoli La vacca e l’ambulanzaIl cimitero dei caniI due coltelli sintetizzano al meglio un’agilissima scrittura in cui realtà e finzione (in alcuni passi dalla resa surrealisteggiante, ma anche con nervature grottesche), sono fittamente intrecciate negli indimenticabili personaggi usciti quasi di botto dall’ambiente sociale sardo:«Un coltello deposto accanto a un pezzo di pane non è mai cattivo. Un coltello vero, a volte, serve a tagliare ciò che non si vede ed è proprio quello che si vede nella luce. Michele Lavra e Luigi Galante fissavano il sangue del silenzio colare nella polvere. La luce così ha sacrifici che non si possono vedere».

Un altro originalissimo racconto transrealista, Una storia yiddish di Luigi Fabio Mastropietro – impreziosito dall’apporto multimediale della “soundtrack” composta ad hoc da Mari de Jesús Correa e dal “portfolio” delle opere dell’artista Mario Serra – dà per la prima volta una protestataria voce (e che voce!) al kafkiano personaggio Gregor Samsa che rivendica, nei confronti dell’autore, la vera paternità de La metamorfosi. Eccone l’incipit: «Mi chiamo Gregor Samsa e sono famoso – o forse dovrei dire famigerato – come l’uomo scarafaggio oppure l’uomo piattola. Non ricordo bene, ma mi piaceva quando la gente, scherzando, mi diceva che per essere una blatta ero proprio un bell’uomo». Per apprezzare al meglio la sua visionaria rivisitazione transrealista, si consiglia di rileggere il racconto kafkiano disponibile in PDF su Internet.

Sempre sul versante letterario, ma con connotazioni tematiche concernenti la poesia, o meglio, i poeti, sono gli specchiabili testi Fratello dei cani. (Pasolini e l’odore della fine) di Marco Palladini e Tra le nuvole. La visione dei poeti di Marco Tabellione.

Il taglio stilistico del primo, dai decisi tratti drammaturgici, inglobato anche nella sua versione filmica girata nove anni fa (qui vedibile nell’apporto multimediale) – ma rilanciata in occasione delle recenti celebrazioni  marzoline dedicate al centenario della nascita di PPP– riesce a farne rivivere la figura e lopera nelle salmodianti cinque “scene” Il Tempo del ViandanteIl Tempo del Padre, Il Tempo della Madre, Il Tempo del Figlio, Il Tempo della Morte.

Il travagliato vissuto familiare e sociale pasoliniano, riproposto con indubbia cognizione di causa e affinità elettive, riesce a trovare una sorta di pacificazione, solamente nelle battute finali intercorse tra il Dr. Morte e il Poeta:«Dr. Morte > Stanno arrivando… e non avranno pietà… hanno lo sguardo dei dominatori che hanno deciso che la tua vita non è più degna di essere vissuta… … Scacco matto! Poeta > Ricominciamo… credetti in tutto quando non ho creduto più in nulla… Come tutte le persone non normali e quindi non sante, non lascerò rimpianto dietro di me… né scie di lacrime… Ricominciamo… c’è odore di naufragio… e il naufragar m’è dolce in questo mare…».

Il deciso elogio della poesia e dei poeti collocati da Marco Tabellione non già nell’iperuranio, bensì tra le nuvole («Nonostante venga sempre accusata di essere poco pragmatica e addirittura inutile, e il poeta di essere sempre tra le nuvole, in realtà la poesia come arte della parola e della comprensione del mondo ha ancora molto da offrire alla civiltà contemporanea»), ha tutti i connotati di un utile viatico per una maggiore comprensione della complessa, quanto tragica realtà, che ci circonda. Dopo averne ripercorso i vari tragitti linguistici puntualizzati da un Heidegger e quelli sociali legati a tutte le perversioni capitalistiche messe “a fuoco” (si può ben dire) da Adorno e Horkheimer, perversioni particolarmente acute nei rapporti intersoggettivi, la domanda obbligata è come ritrovare la retta “Via”. Sarà la panacea della poesia, scritta o semplicemente letta, a garantire un nuovo equilibrio tra il singolo individuo e la realtà in cui è inglobato: «Ma perché si possa compiere questa comunione tra simboli e tra individui, occorre da parte dell’individuo la resa alla realtà, la resa al mondo, o meglio ancora una visione disinteressata del mondo, quella che si definisce come contemplazione». Ed è il video in cui l’autore ribadisce, se pur con altre modalità comunicative, le argomentazioni scritte, a rendere ancora più attrattive le stesse.

Da ultimo i due interventi Incontrinterstellari. La condizione umana verso l’altrove di Marco Fioramanti e La Kripto Art, gli NFT e la presa in giro dell’est-etica & delle lezioni avanguardiste di Antonio Gasbarrini, pongono una serie di quesiti non solo d’ordine artistico o estetico tout court.

La figura-emblema del Cyborg (ibrido corpo umano-macchinico) in Fioramanti, fa da perno alle sue riflessioni non più fantascientifiche ma realistiche con il medium di un UFO atterrato con la sua stramba e malridotta astronave ed alla stregua del marziano flaianeo, non già a Roma, ma nei pressi di una darsena a Fiumicino.  Il video della sua performance qui registrata, chiarisce molto bene più di una problematica allorché un incontro ravvicinato di terzo tipo mette in discussione tutte le certezze antropomorfiche concernenti soprattutto il linguaggio. Del tutto inadatto e inservibile per comunicare al meglio con una creatura aliena:« Il cyborg da invenzione fantascientifica diventa metafora della condizione umana. Il cyborg è al contempo uomo e macchina, individuo non sessuato o situato oltre le categorie di genere, creatura sospesa tra finzione e realtà. […] Questa figura permette di comprendere come la pretesa naturalità dell’uomo sia in effetti solo una costruzione culturale, poiché tutti siamo in qualche modo dei cyborg. L’uso di protesi, lenti a contatto, by-pass sono solo un esempio di come la scienza sia penetrata nel quotidiano e abbia trasformato la vita dell’uomo moderno».

“Tutti pazzi per gli NFT” potrebbe intitolarsi l’urticante testo di Antonio Gasbarrini, alle prese con i primi vagiti delle nuove modalità di compravendita delle idee-prodotto congelate in un file (immagine, suono, scritto…)  attestante innanzitutto l’esclusiva appartenenza al nome (vero o nikname, non importa) registrato nella blockchain, ovvero una catena di registri digitali non manipolabili.

Le cifre da capogiro realizzate, per lo più in cripto valute, da artisti o presunti tali con i loro NFT, pongono una serie di questioni concernenti il mercato (non solo dell’arte) e la stessa qualità fruitiva del prodotto “enneffettizato”. Affrontabili, secondo l’autore, attingendo alle fonti canoniche, per quanto concerne le opere d’arte, della triade Valéry / Benjamin / Debord, ancora in grado di orientare un pensiero spesso vacillante allorché è alle prese con inediti scenari « Pur essendo in presenza di un’indubbia “avanguardia informatico-tecnologica”, non si può negare che in fatto della lingua viva e vitale dell’arte, siamo – a parte qualche debita eccezione – in piena “retroguardia civile ed etica”».

INDICE BINARIO

Fotografia

Pino Bertelli Dio è morto a Hiroshima e la fotografia del fiore di Loto l’ha sotterrato a Nagasaki
Slides

Arte

Francesco Correggia Bandiere, simbolismo e sentimento
Slides

Marco Fioramanti Incontrinterstellari. La condizione umana verso l’altrove
2 video + slides 

Antonio Gasbarrini La Kripto Art, gli NFT e la presa in giro dell’est-etica & delle lezioni avanguardiste
Slides

Letteratura

Marco Palladini Fratello dei cani. (Pasolini e l’odore della fine)
1video + slides + 1 podcast

Luigi Fabio Mastropietro Una storia yiddish (Racconto transrealista)
1 Porflolio + 1 soundtrack 

Giovanni Fontana Tre racconti di Serge Pey
1 video 

 Marco Tabellione Tra le nuvole. La visione dei poeti
1 video 

ALCUNI  TITOLI DEL PROSSIMO NUMERO 37 DI ZRAlt!

Pino Bertelli  È stata la mano di Dio (2021), di Paolo Sorrentino

Francesco Guadagnuolo  Arte e Trasrealtà: Russia e Ucraina – L’inchiesta guerra

Antonio Gasbarrini  La “Psicoenciclopedia Possibile” di Gianfranco Baruchello: ben oltre il Libro d’artista

Dino Viani  Artisti abruzzesi nello “Specchio” della mia telecamera

Eva Rachele Grassi  Vagare…nell’intrico delle ipotesi…Errer … dans l’enchevêtrement des hypothèses…

Anna Maria Giancarli e Alessandra Di Vincenzo Mahmoud Darwish poeta palestinese

Giuseppe Siano Tratto, segno, codice e l’opera d’arte.