Centro Documentazione Artepoesia Contemporanea “Angelus Novus” – L’Aquila
Fondato nel 1988 – Art director Antonio Gasbarrini
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COMUNICATO STAMPA
ZRAlt! Il numero 41 della rivista trimestrale multimediale è online
Sul sito di Angelus Novus (www.angelus-novus.it) è stato appena pubblicato il numero 41
della rivista culturale trimestrale multimediale monotematica ZRAlt! (diretta da Antonio Gasbarrini, Angelus Novus Edizioni – L’Aquila) dedicata al binomio “Catastrofe & Creatività”.
Online sono disponibili tutti i numeri (usciti in questi primi sette anni di attività) contenenti nel complesso oltre 200 tra saggi, articoli ed editoriali, ognuno dei quali è supportato da slides, portfolio, filmati, cataloghi o libri d’arte scaricabili gratuitamente, ecc.
Qui di seguito si riportano il testo dell’Editoriale, l’Indice binario ed il “paginone” con titoli ed immagini.
Grazie per la cortese collaborazione.
EDITORIALE
Se volessimo plagiare la tonificante “Arte della cancellatura” d’un Emilio Isgrò, poche salvifiche parole resterebbero in vita persino nel sofisticato Grande Dizionario dell’Accademia della Crusca. Di fronte alla quasi totalità di esse – su cui infieriremmo con il nostro pennarello inchiostrato di nero che più nero non si può – un decisivo colpo di grazia lo daremmo innanzitutto a GUERRA. Già. Non sono stati sufficienti i milioni e milioni di esseri umani “cancellati per sempre”, tra un conflitto e l’altro scatenati nel sanguinario corso del Secolo Breve (grosso modo: 1914-1991), nei campi di sterminio nazisti e staliniani o in ognuno dei raccapriccianti teatri di guerre su guerre avvenute in ogni angolo della malridotta Terra, per insegnare ai demenziali umanoidi la retta via da seguire. Puntellata dai cartelli direzionali recanti la scritta arcobalenica PACE travalicante i confini nazionalistici viepiù delimitati da muri e fili spinati.
Tale utopica (?) soluzione, in un contesto geo-politico dominato dalla ferrea legge del profitto e dello sfruttamento delle masse lavoratrici, come e con quale trainante “pensiero forte” può essere perseguita? Tra la decina di nomi chiamati in causa da ZRAlt! in alcuni dei suoi Editoriali, più di una volta si è fatto riferimento allo slargante neo-illumisico e neo-umanistico punto di stellare orientamento rispondente all’ultra-centenario Edgar Morin. Le sue reiterate riflessioni su lo Spirito e la obbligata Resistenza, fanno al nostro caso per affrontare con la lucidità necessaria, il groviglio delle mille e mille contraddizioni accumulatesi nell’atroce triangolo guerrafondaio della morte scatenato, da un paio d’anni fa con l’invasione russa dell’Ucraina e, ai nostri giorni, con il pogrom terroristico di Hamas e la terrificante risposta israeliana dai decisi tratti di un più che probabile “genocidio mascherato” del martirizzato popolo palestinese.
In proposito, scrive tra l’altro il sociologo e filosofo francese:«Queste guerre aggravano l’insieme di crisi che colpiscono le nazioni. […] Ci rendiamo conto che il progresso delle conoscenze, moltiplicandole e separandole creando barriere tra le discipline, ha portato a una regressione del pensiero, che è diventato cieco. Legato al dominio del calcolo in un mondo sempre più tecnocratico, il progresso delle conoscenze è incapace di concepire la complessità della realtà e in particolare delle realtà umane. Il risultato è un ritorno ai dogmatismi e ai fanatismi, e una crisi della morale mentre si scatenano gli odi e le idolatrie. Stiamo andando verso delle probabili catastrofi. […] La policrisi che stiamo vivendo in tutto il pianeta è una crisi antropologica: è la crisi dell’umanità che non riesce a diventare Umanità. […] La prima resistenza è quella dello spirito, che deve saper resistere all’intimidazione di tutte le menzogne propinate come verità e al contagio di tutte le ubriacature collettive. Deve saper non cedere mai al delirio della responsabilità collettiva di un popolo o di un’etnia. Esige che si sappia resistere all’odio e al disprezzo. Pretende la fatica di comprendere la complessità dei problemi senza mai cedere a una visione parziale o unilaterale. Richiede ricerca, verifica delle informazioni e accettazione delle incertezze. […] La resistenza preparerebbe così le giovani generazioni a pensare e ad agire per le forze dell’unione, della fraternità, della vita e dell’amore che possiamo concepire come Eros, contro le forze della dislocazione, della disintegrazione, del conflitto e della morte che possiamo concepire come Polemos e Thanatos […]».
Venendo adesso agli anticorpi creativi di questo 41esimo numero di ZRAlt!, è la collaudata firma del Reporter sans frontières Pino Bertelli con il suo Tommaso Le Pera. Della fotografia immaginista scritta sull’acqua del teatro e sulla filosofia gnostica degli occhi chiusi a ricentrare culturalmente l’essenza dell’Arte fotografica nel contesto socio-economico capitalistico d’una trionfante mediocrazia inserita in ogni settore della mercificata, debordiana Società dello spettacolo. Ma: «La fotografia immaginista o cinesica di Le Pera è un battesimo di visioni eviscerate dal contesto… i corpi, i gesti, i volti… sono presi da una realtà teatrale e trasfigurati in altre sapienze, in altre sostanze… detto meglio… le fotografie immaginiste di Le Pera effigiano dei veri e propri sillogismi iconografici, forme scritturali d’esistenza che confluiscono nel profondo di un’altra storia, quella dell’autobiografia sospesa tra la recitazione e la materia».
È Giuseppe Siano, nel suo originale saggio ermeneutico Eutopia e differance nei componimenti filosofici-poetici di Eva Rachele Grassi – peraltro firmataria di vari testi pubblicati su questa rivista – a condurre un corpo a corpo teoretico tra i “componimenti filosofici-poetici” maturati prevalentemente nel climax della sua esperienza interdisciplinare nel contesto della neo-avanguardia latamente intesa:«Eva Rachele è un’autrice dalla scrittura non semplice; infatti, ogni volta sebbene colga un aspetto dei propri meccanismi psichici, evidenzia nello svolgimento della narrazione come non sia importante una delle tante frammentazioni generate dal suo stato d’esser-ci, ma ciò che emerge è quel suo potere della trasformazione in riflessione metafisica degli eventi narrati attraverso il linguaggio, dopo la scelta sempre di un posto buono sebbene sia diventata occasione da cui narrare e trovare consonanze col tu nella modalità nessunale».
Sono poi ben 6 interventi a rincorrersi tra i meandri di un’arte contemporanea indagata nella sua cangiante, a tratti sfuggente identità linguistica e formale.
In tal senso ci viene subito incontro Giovanni Fontana con Pierre Garnier (Poesie phonique, sonie, Souffle-manifeste) – scritto in lingua francese – ripercorrendo i vari momenti dell’incessante sua ricerca condotta a partire dagli anni ’60 del secolo scorso. Il cui asse portante è enunciato nel Manifeste pour une poésie nouvelle visuelle et phonique, via via arricchito, anche con il contributo creativo e teorico della consorte Ilse: «Dans son “plan pilote du spatialisme”, Pierre Garnier ne considère pas la page comme un simple support, mais comme le champ d’action dans lequel il peut construire le poème: le geste inscrit dans l’espace de la page acquiert une valeur poétique et insuffle de l’énergie aux lettres, aux syllabes, aux mots qui sont organisés grâce à de nouveaux procédés syntaxiques de type géométrique. La poésie laissera transparaître sa valeur matiériste et deviendra objet».
Francesco Correggia, in Disubbidire l’ubbidienza, mette sotto la sua lente d’ingrandimento d’una tonificante “est-etica”, lo sfacelo della cibernetica società contemporanea incentrata sul consumismo per il consumismo con relativa devastazione d’una sfigurata Madre Natura. I pressoché azzerati rapporti intersoggettivi analogici di corpi che si guardano e toccano reciprocamente, ora erranti tra un sirenico social media e l’altro in un impalpabile contesto internettiano che consente a pochi soggetti il controllo dell’irreggimentata società, impongono l’individuazione di una liberatoria via di fuga. Quale?:«È da un atto di disubbidienza che dovremmo ripartire. Ed è ancora l’arte come esercizio alla disubbidienza e al contempo possibilità di bellezza inesausta che possiamo comprendere il senso delle cose, di quelle visibili e di quelle invisibili».
Con l’agile testo di Operazione “Grancaro” – Welcome on board (lago di Bolsena), Marco Fioramanti ci rende conto delle sue installazioni site-specific realizzate lo scorso biennio nel “Parco Sculture Grancaro” (lago di Bolsena), nonché di quella progettata per la programmata terza Edizione 2024. Ricollegabili linguisticamente alla sua esperienza neo-avanguardista trattista degli Anni Ottanta, riformulate con innovativi esiti anche d’ordine performativo, come ben chiarisce per quella che realizzerà quest’anno:«Ho pensato di gettare in opera un muro in cemento armato affogandovi dentro – longitudinalmente – una bicicletta berlinese, in modo tale che potesse vedersi dalle due parti del Muro. È come tornare in quell’agosto del 1961 quando è stato eretto il Muro e in quell’attimo la bicicletta è stata bloccata tra le due parti della città».
A tastare il polso delle rassegne d’arte e delle mostre personali tenutesi lo scorso anno in Italia al di fuori dell’establishment consolidato nel campo d’un drogato e condizionato mercato dell’arte, sono ben tre i contributi critici di eventi espositivi tenutisi a Venezia, Livorno e L’Aquila: Paradise di Roberta Semeraro, Kiki Franceschi: “Un disperato bisogno di appartenenza” di Gianni Pozzi e Seminiamo Arte III. Arte contemporanea diffusa nel Centro medioevale della “Magnifica citade” di Antonio Gasbarrini – testo a più mani – aperto al contributo esegetico di Paola Babini, Paolo Dell’Elce, Giulia Del Papa, Barbara Pavan, Valeria Tassinari.
Con la sua scrittura asciutta che sa ben parlare d’arte contemporanea con assoluta cognizione di causa, Roberta Semeraro con pochi, ma illuminanti flashes, delinea l’attuale ricerca dell’artista Marco Agostinelli (che segue da molti anni, anche nella veste di curatrice) recensendo la sua mostra personale Paradise a Venezia, ospitata dalla Fondazione Bevilacqua La Masa. Una poetica ambientalista, se vogliamo, assai contigua a quella di Joseph Beyus, al quale ha dedicato l’opera video Difesa della Natura:«Nel 2015 Marco Agostinelli sente l’esigenza di lasciare il virtuale per ritornare a fare arte con gli strumenti dell’artigiano. Da quel momento in poi lavora con i legni di gondola, a contatto stretto con i maestri d’ascia dello Squero di San Trovaso. Nascono così Birdman and the New Generation, dove attraverso un processo di metapoiesis, Venezia e la laguna assurgono a simboli di resilienza in difesa di un pianeta che si è ammalato».
La mostra antologica dell’artista, performer, scrittrice Kiki Franceschi tenutasi a Livorno in Villa Trossi Uberti, è stata l’occasione per Gianni Pozzi di scandagliare in lungo e in largo l’ultra-cinquantennale attività d’una instancabile “sperimentatrice” (anche in ambito neo- avanguardistico: Lettrismo e Inismo), mediante un confronto dialettico con l’artista toscana. Ecco le righe conclusive:« Lei, Kiki, questo sistema di scambi, avanzamenti e attese e inversioni di marcia e riprese, questo sistema di relazione allargata, lo ha vissuto e lo vive appieno. Anche con questa mostra/installazione nel luogo della sua prima formazione, che altro non è forse se non una sua ennesima operazione di recupero e montaggio. Della sua opera stavolta».
Antonio Gasbarrini, co-curatore (insieme all’artista e direttrice del “Museo dei Bambini L’Aquila” Lea Contestabile), della III Edizione della rassegna interdisciplinare Seminiamo Arte, ricostruisce – per la decina di eventi espositivi tenuti in vari luoghi emblematici nella terremotata città dell’Aquila e del tuttora diasporizzato Borgo di Fossa –, il senso ultimo dell’evento finalizzato al raggiungimento della perseguita “rigenerazione civica”, ben diversa nei suoi esiti socio-antropologici dall’abusata prassi della cosiddetta “rigenerazione urbana”. Avvalendosi, nel suo scritto, anche del concorso testuale dei curatori, menzionati più sopra, di alcune delle sezioni in cui si è svolta la rassegna: «Promossa e organizzata dal Museo dei Bambini L’Aquila (MuBAq) che ha la sua sede espositiva nel Borgo, forte di una nutrita serie di opere di artisti italiani e stranieri, nonché di sculture e installazioni site-specific nel Parco delle acque, l’iniziativa culturale dalla forte connotazione interdisciplinare (oltre alle mostre, performance, reading e concerti hanno interloquito con le stesse), ha anche fatto scoprire o riscoprire ai numerosi fruitori alcune delle bellezze architettoniche e naturalistiche rimesse a nuovo dopo la terribile devastazione sismica». E non poteva essere altrimenti per una rivista come ZRAlt! (Zona Rossa Alt!) nata 10 anni fa tra un mucchio di macerie e l’altro.
Indice Binario
Fotografia
Pino Bertelli Tommaso Le Pera. Della fotografia immaginista scritta sull’acqua del teatro e sulla filosofia gnostica degli occhi chiusi
Slides
Letteratura
Giuseppe Siano Eutopia e differance nei componimenti filosofici-poetici di Eva Rachele Grassi
1 video
Arte
Giovanni Fontana Pierre Garnier (Poesie phonique, sonie, Souffle-manifeste)
Slides
Francesco Correggia Disubbidire l’ubbidienza
Slides
Roberta Semeraro Paradise
Slides
Marco Fioramanti Operazione “Grancaro” – Welcome on board (lago di Bolsena)
Slides
Gianni Pozzi Kiki Franceschi: “Un disperato bisogno di appartenenza”
Slides
Antonio Gasbarrini Seminiamo Arte III. Arte contemporanea diffusa nel Centro medioevale della “Magnifica citade”
Slides
ALCUNI TITOLI E AUTORI DEL PROSSIMO NUMERO 42 DI ZRAlt!
Pino Bertelli Il sol dell’avvenire: un film di Nanni Moretti
Antonio Gasbarrini L’esperienza decentrata del MAXXI a L’Aquila: un bicchiere mezzo vuoto
Giuseppe Siano Ermanno Senatore tra Extrême Jonction e Cyberdada nell’area neo-post-avanguardistica parigina
Francesco Guadagnuolo Emergenza rossa del clima globale: la mia risposta creativa
Marco Palladini Strategie, non stratagemmi (chattando e ri-chattando)
Luigi Fabio Mastropietro Missa brevis