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Centro Documentazione Artepoesia Contemporanea “Angelus Novus” – L’Aquila
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COMUNICATO STAMPA

L’Arte della cinematografia

Presentazione in Campidoglio del libro L'ARTE DELLA CINEMATOGRAFIAIl prossimo sabato 18 Gennaio alle ore 11 verrà presentato a Roma, in Campidoglio presso la Sala della Protomoteca, la monumentale monografia “L’Arte della cinematografia” edito dalla Skira-Rizzoli  e Aurea, scritto da Bob Fisher e Lorenzo Codelli.

Interverranno il Sindaco di Roma Ignazio Marino, Goffredo Bettini, Marco Girella  e gli autori del progetto editoriale: Vittorio Storaro, Gabriele Lucci, Luciano Tovoli, Daniele Nannuzzi, Francesco Cara, oltre allo scrittore Codelli. Un nutrito team per un lavoro molto complesso durato oltre tre anni,  concretizzatosi nella pubblicazione di una grande opera figurativa che non trova  precedenti nella letteratura cinematografica. Il libro verrà distribuito  in tutto il mondo nella sua versione bilingue e per la prima volta propone una rilettura della Settima Arte attraverso gli occhi dei più importanti autori della fotografia cinematografica, in una visione originale dei capolavori del Cinema di tutti i tempi. Il volume, attraverso le oltre 350 pagine, presenta  150 profili di grandi cinematographers ed è illustrato da immagini fotografiche in doppia visione rielaborate appositamente da Storaro. Inoltre è accompagnato da un dvd di un’ora e trenta dal titolo “Videopedia” con immagini in motion tratte da film che hanno fatto la storia del Cinema.

Ecco quanto scrive Gabriele Lucci nel suo testo, il quale ricorda sinteticamente il ruolo personale svolto e la primogenitura aquilana (Festival internazionale dedicato alla fotografia nel cinema, fondazione dell’Accademia dell’Immagine, varo di un’Editoria specialistica) in uno dei più vitali settori della cultura visiva:

“Era il 1981 quando Luciano Tovoli apriva senza preavviso, in una bella piazzetta della città dell’Aquila, la saracinesca di un camion, ponendo a terra enormi cineprese, gelatine, filtri, imponenti supporti meccanici. Negli sguardi dei ragazzi che spontaneamente si avvicinavano si poteva scorgere  la curiosità dinanzi a mezzi per lo più misteriosi a quei tempi. Io e Luciano, insieme all’indimenticato Nestor Almendros avevamo dato inizio così al primo Festival internazionale dedicato alla fotografia nel cinema. Non solo una proposta per disvelare i meccanismi di una “macchina” sempre gelosa di se stessa, ma, cosa ben più importante, un invito a studiare, con i numerosissimi giovani  provenienti da tutto il mondo, i molteplici processi creativi afferenti la costruzione dell’immagine in movimento.

Un’idea vincente, innovativa, divenuta modello per molti festival che ha visto nelle sue dieci edizioni la presenza dei più grandi cinematographers coinvolgendo in seguito tutti gli altri professionisti del cinema. L’esigenza tuttavia di documentare conoscenze fino ad allora riservate alla tradizione orale, suggerì immediatamente una produzione editoriale che sarebbe divenuta sistematica. Infine, lo studio dell’immagine e i relativi aspetti artistico-scietifici hanno trovato nel 1991, grazie a Vittorio Storaro e al mio contributo, una definitiva sintesi metodologica con l’Accademia dell’Immagine che purtroppo oggi, complice il terremoto dell’Abruzzo, e una dissennata politica, è forse irrimediabilmente compromessa.

Tuttavia i venti anni di attività della Scuola sono serviti, come dice il suo  Manifesto, a considerare le Arti dell’Immagine Bene Culturale al pari di altre  discipline. Sono stati anni di ricerca e di documentazione, dove i libri sulla cinematografia, e non solo, hanno costituito validi strumenti didattici in Italia e all’estero. In questo senso un’altra  monumentale opera di Vittorio, Scrivere con la luce, resta un punto di riferimento esemplare.

E’ su questo tracciato che si inserisce il  volume L’arte della cinematografia, progetto fortemente voluto dallo stesso Storaro e punto di arrivo per tutti noi di un lungo e coerente lavoro. Un libro, questo, che  offre uno sguardo originale sulla Storia del cinema e che contribuisce a spostare il baricentro di una critica troppo spesso legate ad avatismi letterari o teatrali. Quel tanto, insomma, per non far licenziare ancora articoli con l’inevitabile quanto riduttiva frase: “Bella la fotografia! “.